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Italiano in Ucraina, un ponte fra passato e futuro

Aggiornamento: 12 apr

Bandiere Italiana e Ucraina. Fonte: Aise.it

 

Prima dell’invasione russa, magari in Italia erano poche le occasioni di pensare all’ Ucraina. Infatti, come osservato dalla stessa Accademia della Crusca, non esiste consenso nemmeno sulla pronuncia Ucràina o Ucraìna. Ma nonostante ciò, esistono legami tra Italia e Ucraina più significativi di quanto possano sembrare a uno sguardo distratto.

 

Il mare: ponte di civiltà e libertà

Sin dall’Antichità la presenza romana sul litorale ucraino è documentata in insediamenti come Charax, Chersonesus (oggi Sebastopoli) e Olbia Pontica (vicino all’attuale Mykolaiv). Poi nel Medioevo i mercanti italiani erano abbastanza presenti nella zona del Mar Nero. Un esempio è la città di Bilhorod-Dinistrovskyi, chiamata Moncastro dai genovesi e Maurocastro dai veneziani. La presenza più forte comunque era quella di Genova, che fece costruire a Caffa (oggi Feodosia) un castello. Altre colonie erano presenti in città come Vosporo (oggi Kerč’) e Sebastopoli. Il dialetto genovese era una lingua franca della zona, che ebbe un influsso anche nella lingua dei tartari locali, riscontrabili anche dopo la caduta di Caffa nel 1475.

Nella zona dove si trovava il porto genovese di Ginestra, fu progettata la città di Odessa, nel 1794, dal napoletano Giuseppe de Ribas. L’italiano fu una delle lingue ufficiali della città, avendo un particolare ruolo soprattutto come lingua d’affari. Odessa aveva già nell’Ottocento, il suo proprio comitato della Società Dante Alighieri. Alcuni sostengono che lì fu scritta quella che è forse la più celebre canzone napoletana: O Sole Mio, nel 1898. Piuttosto che creare una diatriba sulla primigenia della canzone, l’origine condivisa generò un felice sodalizio tra Odessa e Napoli. 

Ancora nell’Ottocento, una nuova ondata di immigrati italiani, soprattutto liguri e pugliesi, andò in Crimea e altre città del Mare di Azov come Berdiansk (da cui il grano Berdiansca o Berdiansa) e Mariupol (denominata Marianopoli nei documenti italiani d’epoca) a piantare e commerciare il grano ucraino. Presso questi immigrati c’erano anche membri della Carboneria, e durante un viaggio nel Mare di Azov nel 1833, aderì al gruppo Giuseppe Garibaldi (suo zio Felice Garibaldi era viceconsole a Kerč’).

Sinistra: Castello Genovese di Caffa. Centro: Chiesa di Santa Maria Assunta, Kerč'. Destra: Teatro Lirico di Odessa (progetto originale di Francesco Frapolli)

Fonte: Wikipedia


Nel 1848, mentre Garibaldi e patrioti di tutta Italia alzavano il tricolore e iniziavano la Prima Guerra d’Indipendenza, il Congresso Ruteno riunitosi a Leopoli, istituiva la bandiera gialloblu che ancor oggi rappresenta l’Ucraina, che come l’Italia, era anch’essa divisa e dominata da potenze straniere (la Galizia dominata dagli austriaci e il restante del territorio dominato dai russi). Dopo l'unificazione italiana, infatti gli ucraini di Leopoli definivano la Galizia il "Piemonte ucraino", in riferimento al ruolo del regno sabaudo come difensore e promotore della nazionalità italiana durante il Risorgimento, nella speranza che la Galizia potesse fare altrettanto come il centro della Rinascita Ucraina. La stessa premier Giorgia Meloni, nella sua prima visita a Kyiv, ha ricordato che nell'Ottocento gli imperi di allora negavano che sia l'Italia sia l'Ucraina esistessero come nazioni.


Nuove sfide, nuove opportunità

Dopo le molte vicissitudini subite nel Novecento, l’Ucraina raggiunse, nel 1991, l’indipendenza. Ma il caos e la povertà dopo la fine dell’era sovietica fecero che moltissimi ucraini dovessero emigrare in diversi Paesi. In Italia la comunità d’immigrati ucraini in un trentennio è arrivata, fino al 2022, a 230mila persone, rappresentando la quarta comunità straniera più numerosa nel Paese.

Molti ucraini, vedendo l’Italia come terre di nuove possibilità, si sono interessati a imparare la lingua italiana. E infatti i manuali per l’apprendimento d’italiano rivolti agli ucraini sono ormai parecchi.

  

Alcuni dei titoli dei manuali d’italiano disponibili per ucraini

 

Le fonti in italiano per conoscere di più sull’Ucraina purtroppo non sono ancora tante, ma possiamo elencare interessanti siti come ucraina.cc (con molti contenuti, ma purtroppo mancano aggiornamenti recenti), quello della Camera di Commercio Italiana per l’Ucraina, ucrainistica con molte informazioni e attualità sull’Ucraina e la sua cultura, e standforukraine.it con molte informazioni sula guerra.

L’invasione russa nel 2022 ha fatto che altri 170mila ucraini cercassero rifugio in Italia, creando un urgente bisogno di agevolare l’inserimento di queste persone presso la popolazione locale. Oltre alle necessità immediate di vito e alloggio, anche la lingua è una necessità urgente per coloro che rimarranno a breve o a lungo termine in Italia.

 

Cartelli dei corsi d’italiano per profughi ucraini a Gallarate (sinistra), Grottamare (centro) e Portogruaro (destra)

 

Fortunatamente, molte iniziative linguistiche sono state intraprese a diversi livelli in modo trasversale in tutta Italia. Sin dai corsi erogati dalla Dante Alighieri presso le sue sedi, fino ai corsi promossi da enti assistenziali, universitari, scolastici e governativi lungo il Paese, anche in modalità DaD, con interessanti proposte bilingui. Infatti questa iniziativa di accoglienza, sul campo linguistico, ha fatto che la Rai offrisse telegiornali e cartoni animati in lingua ucraina, rappresentando una nuova sponda per i nostri media.  


Destra: Telegiornale Rai in lingua ucraina. Destra: Cartoni animati Rai per bambini ucraini

 

Tramite questo interscambio, nato anche dalla necessità, la presenza di una consistente comunità ucraina in Italia può anche rendere validi benefici a entrambi i popoli, e rappresentare un ponte per la lingua e la cultura italiana. L’attuale ministro degli esteri ucraino, Dmytro Kuleba, fu accolto in Italia dopo il disastro nucleare di Chernobyl nel 1986.

La recente pubblicazione della Costituzione italiana in versione bilingue italiano-ucraino, realizzata dall’ Università di Pisa, rappresenta un’altra possibilità di interscambi di lingua, di cultura e di valori. Valori che non saranno così diversi, poiché il messaggio espresso dall’inno nazionale ucraino: “L’ Ucraina non è ancora morta”, non dista poi tanto da “L’ Italia s’è desta” sull’ Inno di Mameli. Due culture che esprimono un messaggio comune di dignità, fierezza e libertà.

 

Sinistra: Costituzione Italiana per ucraini. Destra: cartello di corso d’italiano per profughi ucraini a Cassino.

 


 
 
 

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